Translated by Lorenzo Limonta
Disgrazie: capitano a tutti, giusto? Se leggeste lo stesso numero di richieste di borse di studio che leggo io, non potreste pensarla diversamente. A causa del continuo aumentare dei costi di iscrizione all’università ogni studente si impegna al massimo per far comprendere alla commissione giudicante quanto difficile sia la loro vita. La verità però è ben diversa, non tutti sono colpiti dalla sfortuna. Non v’è dubbio che molti di noi sono super occupati, ed è altrettanto vero che nella nostra vita abbiamo dovuto affrontare delle difficoltà, ma la maggior parte di esse sono state relativamente semplici da superare. Lasciatemi spiegare meglio:
* Se i tuoi genitori sono stati uccisi quando eri solo un neonato e di conseguenza sei stato allevato in un orfanotrofio, questa è una vera e propria difficoltà. Al contrario, sei hai vissuto in campagna in una casa di 200mq con tre fratelli, mica tanto
* Se hai iniziato a lavorare all’età di otto anni perché i tuoi non riuscivano a pagare l’affitto, questa è una vera e propria difficoltà. Se hai iniziato a lavorare a 16 per pagare la tua prima macchina, è normale
* Se sei stato investito da un Audi e completato il tuo ultimo anno di superiori dall’ospedale, questa è una vera e propria difficoltà, se invece hai dovuto lavorare in ospedale per riparare il paraurti della tua Audi perchè hai investito qualcuno, mica tanto.
Ci siamo capiti? Per cui se avete intenzione di menzionare delle avversità nelle vostre candidature a delle borse di studio, siate sicuri che siano effettivamente tali. Una delle cose che dovete tenere in mente quando compilate queste richieste è che i giudici ricevono migliaia di saggi alla settimana da migliaia di alunni con un passato differente, molti dei quali arrivano da nazioni del terzo mondo. Alcuni di loro hanno vissuto in condizioni estreme, che noi, nelle nostre comode case, non possiamo neanche immaginarci. Buona parte delle persone che vi valuteranno sono abituati a scritti su argomenti del genere, e, a confronto, quelli dei ragazzi americani sembrano da fighette mezze seghe. Ecco alcuni esempi:
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Britney, Eden Prairie: “Dopo aver corso dalle 3 alle 5 miglia in allenamento, il mio corpo è così affaticato che quando torno a casa è difficile che riesca a finire i compiti senza addormentarmi sulla scrivania.”
Bungo, Etiopia: “Per raggiungere la scuola, la mattina devo corre svariati chilometri, e una volta lì sono così stanco che mi riesce difficile stare sveglio durante la lezione. Se avessimo delle scrivanie, m’addormenterei su di esse, ma dal momento che studiamo stando seduti a terra, ciò non avviene”
Molly, Oak Park: “Durante il mio ultimo anno di scuola ho mantenuto un agenda impegnata. Come tutti ho frequentato scuola dal lunedì al venerdì, il martedì ed il giovedì appena arrivo a casa mi attendono 90 minuti di lezioni di piano. Il mercoledì invece ho catechesi. Nel fine settimana lavoro il turno mattutino da Burger King. Sopporto tutto ciò perché sono certa che alla fine sarò ripagata dei miei sforzi”.
Mbutu, Eritrea: “Ogni martedì devo camminare 12 miglia per raggiungere il campo profughi per ottenere il nostro sacco di riso e farina dalle Nazioni Unite, così che il mio villaggio ha di che sfamarsi. Dal momento che il sacco pesa 20 kg ci metto tutta la notte ed il giorno successivo per percorrere la strada a ritroso. Il giovedì solitamente lo passo sdraiato distrutto per la fatica fatta nei due giorni precedente, mentre i miei vicini iniziano a cucinare per i bambini con le provviste che ho riportato a casa…”
Se vi sembra che stia schernendo i problemi altrui, non è così. Quanto fin qui scritto è un riassunto di quanto ho provato a leggere nella mia vita da giudice. Per cui se non avete dovuto superare ostacoli insormontabili, non preoccupatevi, non sono molti gli americani che ne hanno dovuti affrontare. Per cui evitate di cercare di far credere che la vostra vita sia piena di difficoltà, quando in realtà siete semplicemente impegnati a viverla.
Prima che scappiate c’è una cosa che voglio chiarire: solo perché non siete stati resi orfani all’età di due anni da qualche signore della guerra non vuol dire che non possiate vincere delle borse di studio parlando delle sfide che avete affrontato nella vostra vita. Anzi dovresti parlare di queste sfide e di come avete fatto a superarle, i giudici lo adorano. Ricordate semplicemente di non confondere una sfida con un’avversità, dal momento che abbiamo letto di qualsiasi difficoltà immaginabile e ne comprendiamo appieno il significato.